Un sabato di febbraio torno a Roca, uno dei miei posti del cuore.
C’è una bella iniziativa, una visita guidata gratuita dell’area archeologica di Roca Vecchia, organizzata il 21 Febbraio 2015 per la “XXVI giornata internazionale della guida turistica”. Per un giorno all’anno a titolo gratuito le guide turistiche mettono a disposizione le proprie conoscenze interdisciplinari per illustrare l’immenso patrimonio culturale del nostro territorio.
Il posto lo conosco benissimo, in quanto amo tutte le piccole calette di sabbia e le meravigliose scogliere di Roca con i suoi scorci suggestivi.
Mi ritornano in mente le giornate estive passate tra il canale, lu nfocaciucci, portu lignu e la balconata, la grotta della poesia, tutti posti in cui ci divertivamo un modo a fare tuffi. Senza dimenticare la conquista dello scoglio dove si erge la torre di guardia. Ci si arriva utilizzando i resti di un ponticello in cemento distrutto dal mare in burrasca … qualcuno finiva sempre in acqua.
Partiamo con la visita.
Si comincia dalla descrizione delle cinta murarie che si sono succedute nei secoli, anzi potremmo dire nei millenni, visto che gli insediamenti più antichi risalgono all’età del bronzo quindi 2° millennio a.c.
Già da quell’epoca si pensa che Roca cominci ad essere un punto di sosta per il rifornimento di acqua dolce da attingere da alcuni pozzi molto vicini alla costa.
Vi sono tracce di questa frequentazione molto intensa anche in epoche successive, nelle iscrizioni dei messapi e dei latini ritrovate nella Poesia Piccola, una delle due grotte della zona che, causa l’infiltrazione del mare all’interno, si sono trovate con il tetto sfondato tanto da diventare delle piscine naturali.
Nella Grotta della Poesia sono visibili iscrizioni messapiche che si rivolgevano devotamente ad un dio indigeno, un certo Thaotor Andirahas, perche’ li proteggesse nei loro viaggi in mare.
La guida è un fiume di parole, Roca Vecchia non è stata indagata ancora per intero e lei che è pure archeologa e che ha partecipate a varie campagne di scavo ci racconta le sue speranze sulle future scoperte ma anche di quello che non riusciranno a studiare piu’, perché per molto tempo le tombe dei messapi, con i loro corredi sfarzosi, sono state depredate a man bassa da tombaroli o sedicenti studiosi .
Passiamo vicino alle rovine del castello cinquecentesco, di cui si possono intravedere delle torri circolari e poche mura. Doveva essere imponente e assomigliare a quelli di Acaya e di Otranto.
Purtroppo la storia di Roca Vecchia ci parla di distruzioni e incendi, le cui tracce sono visibili nei passaggi frontali del villaggio, dove si scorgono pietre divenute biancastre per il calore sprigionato durante gli stessi.
Su Roca insistevano capanne anche di grandi dimensioni e case in muratura sull’esempio dei villaggi normanni, quindi possiamo capire che il centro era molto evoluto. Si scorgono vasche in pietra per lavare, il bagno, resti di fornacette dove venivano cotti mattoni, vasi e quant’altro, a testimonianza della grande laboriosità della gente che vi dimorava.
Proseguiamo e intravediamo i resti di una chiesa medievale, case costruite inconsapevolmente su tombe messapiche della precedente era, è tutto come una scoperta senza fine.
Lo scirocco sferza la spianata,siamo tutti infreddoliti, ma assetati di cultura, abbandoniamo questo suggestivo viaggio nel mondo messapico e medievale grazie anche alle preziose spiegazioni della nostra guida, che ci ha fatto innamorare di Roca … un’altra volta.
Gigi De Giorgi